Mio figlio ha sei mesi. E’ incredibile, già alla sua tenera età, la faccia che fa quando entro nella stanza dove sta osservando i cartoni alla TV. Mi guarda ridendo, come per invitarmi a condividere le emozioni che prova guardando tutti quei colori e ascoltando quei suoni , uno sguardo a te ed uno al televisore, come per dire, siediti accanto a me, divertiamoci insieme.
E’ incredibile! Evidentemente la condivisione, così come la paura e la fame, è un istinto innato nell’essere umano. Ma quanto diventa difficile condividere quando si diventa adulti. Le emozioni che si provano per una cosa che ci appassiona, ci spaventa, ci rende felici, diventano così intime da rendersi impossibili da esprimere. Probabilmente a volte le parole non possono coincidere con il linguaggio del cuore. La traduzione è arte di pochi. Di alcuni poeti forse.
Una delle fortune più grandi nella vita, è trovare qualcuno con cui condividere un sogno. Un sogno così grande che sia abbastanza per due. Già non è cosa da poco averne uno. La soddisfazione di aver raggiunto quello che si desiderava, è fatta per essere gustata insieme. Del resto, preparare un pasto da re, con tutto l’amore e la cura necessari, perde di senso se non si ha qualcuno con cui dividere le emozioni della tavola. Quando poi, come nel mio caso, il sogno è avere un sogno da condividere, la questione diventa ancor più spinosa. O forse quando siamo bambini, e la vita non ci ha ancora assorbito nella sua routine, è facile immaginare di poter essere quello che si vuole, di avere il mondo ai tuoi piedi. Ed è facile cercare negli occhi del tuo compagno di studi, la stessa scintilla che illumina i tuoi. La scintilla del sogno che accenderà tutte le emozioni della vostra vita. Poi gli anni passano, e tenere accesa quella fiamma, diventa un’impresa molto ardua, e allora… fermiamoci un attimo e ricordiamoci del nostro sogno, e di quanto fosse meraviglioso riporlo nelle mani attente di una persona che amavamo. Tutte le azioni che compiamo nella vita hanno un solo scopo, anche se nascosto da giri un po’ lunghi e contorti. La felicità. E la felicità, come l’amore, non ha età. E’ un diritto e va consumata minimo in due. Perché sono dell’idea che essere disillusi non sia tipico degli adulti, ma degli infelici. Che ci posso fare, se ogni sera, prima di addormentarmi , penso che domani tra le altre cose da fare, mi ritaglierò sempre uno spazio per sognare. Qualcuno mi definirebbe un’illusa. Io mi definisco felice.
Troviamo una persona con cui condividere il nostro sogno, gli sforzi saranno dimezzati , e la gioia più che raddoppiata.
Intanto , mi siedo sul divano, con mio figlio in braccio, e mi riempio di gioia guardandolo ridere davanti ai cartoni. E’ quello che ha da condividere con me, e non vedo inizio migliore.